我慢 Gaman: L'Arte Giapponese della Dignitosa Sopportazione
Dopo aver esplorato la ricerca di uno scopo nell'Ikigai (生き甲斐), potremmo chiederci: come si affrontano le difficoltà, gli ostacoli e le frustrazioni che la vita inevitabilmente ci pone davanti? Nel contesto giapponese, la risposta è spesso contenuta in una sola parola, una delle colonne portanti del carattere nazionale: 我慢 (Gaman).
Spesso tradotto come "pazienza" o "rassegnazione", in realtà il Gaman è un concetto molto più vasto e profondo: un misto di perseveranza, autocontrollo, stoicismo e resilienza di fronte alle avversità. È una virtù praticata non solo per la crescita personale, ma, come vedremo, soprattutto per preservare l'armonia (和, Wa) del gruppo. È l'arte di sopportare con dignità, senza lamentarsi.
La parola
L'etimologia di Gaman ci rivela una storia affascinante. I kanji che la compongono sono:
・我 (Ga): "io", "sé", "ego".
・慢 (Man): "orgoglio", "arroganza", "presunzione".
Sorprendentemente, nel suo significato buddhista originale, Gaman indicava un difetto: l'"orgoglio egoistico", l'attaccamento al proprio io, una delle illusioni da superare per raggiungere l'illuminazione. Nel corso dei secoli, la cultura giapponese ha operato una straordinaria inversione semantica: il termine è passato a indicare la virtù di controllare e sopprimere proprio quell'ego e quell'orgoglio per un fine più alto. Il Gaman moderno è quindi l'atto di dominare il proprio "io" per resistere alle difficoltà.
Il cuore del concetto
È fondamentale distinguere il Gaman dalla semplice rassegnazione passiva. Spesso viene associato alla nota espressione 仕方がない (shikata ga nai), "non ci si può fare niente", che esprime l'accettazione di una situazione immutabile. Ma mentre "shikata ga nai" è un'ammissione di impotenza, il Gaman nella sua accezione più nobile è una forza attiva: è la decisione consapevole di perseverare, di resistere, di continuare a fare del proprio meglio nonostante le circostanze avverse. È la maratoneta che continua a correre malgrado la fatica; è lo studente che passa le notti a studiare per un esame difficile. C'è Gaman quando affrontiamo le avversità mantenendo grazia e consapevolezza.
Un parallelo occidentale: Gaman e Stoicismo
Esiste in Occidente una filosofia che riecheggia questa stessa dignità nella sopportazione? La risposta più calzante la possiamo trovare nello Stoicismo greco e romano, nelle parole di filosofi come Seneca, Epitteto e Marco Aurelio. I punti di contatto sono evidenti: entrambe le visioni del mondo esaltano l'autocontrollo, la resilienza di fronte al dolore e l'idea che, pur non potendo controllare gli eventi esterni, possiamo dominare le nostre reazioni interiori. Sia per lo stoico che per chi pratica il Gaman, la virtù risiede nel non essere schiavi delle proprie passioni e nel mantenere la propria compostezza.
Ma la differenza fondamentale, e illuminante, risiede nel fine ultimo di questa sopportazione.
・Lo Stoico sopporta per raggiungere la pace interiore individuale (ἀταραξία, ataraxia) e per vivere in accordo con la Ragione universale (λόγος, il Logos). È un percorso di rafforzamento del sé per renderlo invulnerabile e autosufficiente.
・Chi pratica il Gaman, invece, sopporta quasi sempre per un fine sociale e contestuale. Si persevera per non pesare sugli altri, per mantenere l'armonia del gruppo (Wa) e per adempiere al proprio dovere (Giri). È un percorso di contenimento del sé per il bene della collettività.
Questa differenza ci dice molto: ci mostra un approccio occidentale che valorizza l'autonomia dell'individuo di fronte al cosmo, e uno giapponese che valorizza l'integrazione dell'individuo all'interno della società. Due percorsi diversi per raggiungere una forma di dignità di fronte alle difficoltà della vita.
Manifestazioni pratiche del Gaman
Il Gaman è visibile in innumerevoli aspetti della vita giapponese:
・Sul lavoro: l'impiegato che sopporta un carico di lavoro estenuante o un pendolarismo di ore senza lamentarsi è un classico esempio di Gaman professionale, visto come segno di dedizione e forza.
・Nelle relazioni sociali: evitare di mostrare apertamente la propria rabbia o frustrazione durante un disaccordo per non turbare l'armonia del gruppo è una forma di Gaman relazionale.
・Nelle emergenze: l'incredibile compostezza, disciplina e ordine mostrati dai giapponesi durante disastri naturali come terremoti e tsunami sono la manifestazione più potente e ammirata del Gaman collettivo.
・Nell'apprendimento: la dedizione assoluta richiesta nelle arti tradizionali (dalla calligrafia alle arti marziali) è intrisa di Gaman: sopportare la fatica e la ripetitività di migliaia di ore di pratica per raggiungere la maestria.
Il lato oscuro del Gaman
Non si può pensare che il Gaman sia sempre una dote innata, praticata senza sforzo, né che il suo effetto sia uguale per tutti i giapponesi. Come per ogni grande valore culturale, esiste un rovescio della medaglia: una cultura che elogia la sopportazione silenziosa rischia di creare individui che sopprimono le proprie emozioni fino a star male, che non chiedono aiuto per non "arrecare disturbo" (迷惑をかける, meiwaku o kakeru) e che possono sviluppare problemi legati allo stress e alla salute mentale. Le nuove generazioni giapponesi, più esposte a un'etica individualista, stanno infatti iniziando a mettere in discussione i limiti di questa virtù, cercando un nuovo equilibrio tra resistenza e benessere personale.
Fonti e prospettive critiche
Il Gaman è stato oggetto di studi approfonditi, proprio per il suo ruolo centrale.
・L'antropologa Takie Sugiyama Lebra, nel suo fondamentale "Japanese Patterns of Behavior" (1976), definisce il Gaman come una delle norme sociali chiave. Lebra sottolinea come non si tratti solo di una virtù individuale, ma di un comportamento orientato al gruppo: "L'autocontrollo (Gaman) è necessario non solo per la propria autodisciplina, ma per la considerazione degli altri". Sopportare in silenzio evita di riversare il proprio fardello emotivo sugli altri, preservando così l'armonia.
・Molti studi psicologici moderni, d'altra parte, hanno iniziato a esaminare la correlazione tra l'eccessiva interiorizzazione del Gaman e l'incidenza di stress e disturbi d'ansia nella società giapponese, confermando la sua natura ambivalente di forza e, al tempo stesso, di potenziale vulnerabilità.
Vedere il Gaman in azione
Per chi volesse approfondire e "vedere" questo concetto rappresentato, ecco alcuni consigli:
・Un piccolo capolavoro del cinema contemporaneo: "Nobody Knows" (誰も知らない, Dare mo Shiranai, 2004) di Hirokazu Kore-eda. In questo straziante film basato su una storia vera, quattro bambini vengono abbandonati a loro stessi in un appartamento di Tōkyō. Il fratello maggiore, Akira, incarna una forma tragica e potente di Gaman, sopportando un peso enorme per proteggere i suoi fratellini, mostrando una resilienza che va ben oltre la sua età.
・Un classico della letteratura: "La Voce delle Onde" (潮騒, Shiosai, 1954) di Yukio Mishima. La storia d'amore tra i due giovani protagonisti è una celebrazione del Gaman come perseveranza pura e virtuosa di fronte alle avversità e ai pettegolezzi della piccola comunità di un'isola.
・Un anime di formazione: "Haikyuu!!" (ハイキュー!!, 2012) di Haruichi Furudate. Come molti manga e anime sportivi (スポ根, supokon), è un'epopea del Gaman. I personaggi sopportano allenamenti estenuanti, sconfitte dolorose e i propri limiti fisici, spingendosi sempre oltre grazie a una determinazione incrollabile.
Conclusione
Il Gaman è una lente affascinante attraverso cui comprendere la resilienza, l'etica del lavoro e la struttura emotiva della società giapponese. Ci insegna il valore della dignità nella difficoltà, nello svolgimento di compiti ardui o umili, e al contempo ci interroga sui nostri limiti, sull'importanza di chiedere aiuto e sul confine tra la forza della sopportazione e il rischio della soppressione.
E tu cosa ne pensi? Nella tua vita c'è una situazione in cui hai dovuto, o avresti voluto, praticare il Gaman? Pensi che sia una virtù da coltivare o un limite da superare?
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